“Il Partito Democratico trevigiano segue da tempo le criticità della Pedemontana Veneta e a darci ragione arriva il recente ammonimento della Sezione regionale di controllo della Corte. Nella loro relazione i magistrati contati chiedono lumi sull’avanzamento dei lavori, così come alla Regione di procedere con la rivalutazione dei profili di economicità e di congruità contrattuale dell’opera. Evidenziando incertezze sulla tabella di marcia, sul saldo finanziario e sugli introiti derivanti dai pedaggi, che potrebbero essere inferiori vista la possibile riduzione del 13% del traffico rispetto alle stime iniziali e sul mancato esercizio del potere sanzionatorio regionale verso le imprese colpevoli dei ritardi. Perché attendere la fine dei lavori per chiedere conto del quadro descritto?
Va poi ricordato che con l’Atto Convenzionale del 2017 si è stabilito che la Regione verserà ai costruttori un canone annuo, partendo con 153 milioni nel 2020, arrivando a 332 milioni nel 2059, ma incasserà i pedaggi. Siccome la concessione dura 39 anni, il saldo finanziario presunto a favore della Regione dovrebbe essere alla fine di 143 milioni di euro, circa 3 milioni e mezzo all’anno. Ma se nel computo si includono i contributi dello Stato pari a 614 milioni, il saldo diviene negativo per 471 milioni. La media è di un esborso di 12 milioni di soldi pubblici all’anno. Senza contare il rebus degli incerti introiti dei pedaggi”.
Lo dichiarano congiuntamente Giovanni Zorzi, segretario provinciale del Partito Democratico di Treviso, e Matteo Favero, responsabile infrastrutture provinciale.